Rilievi appena visibili, segni ancestrali riproposti come una sorta di linguaggio universale nato dalla fusione di culture diverse che si fanno corpo tridimensionale nell'opera di Alessandra Cocchi.
Bruna Iacopino 2008
Alessandra Cocchi proves that the most fragile of materials can take on a palpable physicality under the weight of the simpletest symbols, in her exquisitely spare white-on-white work in embossed paper, "la casa dei ritorni", which has the ethereal swiftness of a Zen painting executed in invisible ink.
Ed Mc Cormack 2009
Le opere qui esposte riflettono un momento particolare della continua sperimentazione di Alessandra Cocchi in cui l'artista sente la necessità di affrontare i valori assoluti dell'esistenza.
Il gioco e la dimensione dello spirito libero e leggero, questa volta, sono presenti, ma in tono minore.
Quasi a volere scavare nell'abisso dell'anima alla ricerca di significati ontologici, l'attenzione si concentra sul segno e il colore scompare.
Sono segni primordiali dotati di grande forza espressiva ma anche temperati da un ritmo compositivo controllato, da una elaborazione calcolata e istintiva al tempo stesso, frutto di una riflessione matura sulle esperienze dell'arte moderna.
Non è facile definire queste opere apparentemente semplici dove la carta, antico supporto, viene portata oltre il proprio limite naturale per diventare rilievo, volume che genera forme nello spazio. Lo spazio sembra essere quello, rarefatto, quadrato e puro dell'astrattismo, ma l'impeto del segno evoca gesti antichissimi, rituali ed espressivi, sospesi tra un graffito rupestre primordiale e una cerimonia del tè. La tensione scaturisce dall'aver intuito questi opposti, apparentemente inconciliabili, potenzialmente distruttivi, dominandoli con arte.
Alberto Severi 2004
Alessandra Cocchi attraverso i suoi Rilievi ci restituisce, poeticamente, il profilo segreto di un linguaggio onirico che si articola per intimi grafemi che, riemergendo da un subconscio materico-cartaceo, si disvelano in tutta la loro "leggerezza": una leggerezza che si associa, indubbiamente, ad una indiscussa precisione e determinazione del segno creativo.
La carta utilizzata dall'artista non è quindi banale supporto, bensì sostanza prima: materia-colore viva resa feconda da una luce sapientemente catturata per additarci così le infinite e raffinate possibilità espressive di uno dei materiali più comuni della nostra quotidianità. Ma diremmo, anche, lavori da ascoltare, oltre che da vedere: che nascono, quasi impercettibilmente, dal silenzio dello spazio-carta, per trasmutarsi in veri e propri "segni-neumatici" di un intimo canto dell'anima.
Johnny Farabegoli 2005